BIODIVERSITA'

Dal Summit a Rio De Janeiro nel 1992, la biodiversità viene definita come varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, specifico ed ecosistemico. L'ecomuseo, consapevole che questa biodiversità è fonte per l'uomo di risorse e servizi indispensabili per la sopravvivenza, ha scelto di valorizzare le realtà tutelate dall'Associazione del Museo della vita contadina "Cjase Cocel".


Pecore di razze autoctone


Pecora Istriana

La pecora Istriana (o Carsolina, Dalmatian - Karst) deriva probabilmente da una popolazione autoctona dell'area carsica del nord-est Italia, con influenze pugliesi e siriane di epoca romana, che nel XVII secolo è stata incrociata con ceppi ovini di provenienza balcanica giunti in zona carsica-istriana al seguito delle popolazioni morlacche.
Pur non presentando una spiccata uniformità di caratteri, non essendo mai stata sottoposta a rigorosa selezione, rappresenta un gruppo etnico di notevole interesse. E' diffusa su tutto l'altopiano carsico sia nella Venezia Giulia che in Slovenia e Croazia. In Friuli Venezia Giulia sono presenti circa 300 soggetti in purezza nel territorio della Comunità montana del Carso, dove, fra novembre e maggio, utilizzavano i magri pascoli disponibili soprattutto nella zona litoranea. Nel periodo estivo si ricorreva invece all'alpeggio.
Oggi la pecora Istriana si è adattata a un tipo di allevamento stanziale, dove l'alimentazione viene integrata con minime quantità di fieno e concentrato.
Si tratta di una razza a duplice attitudine con prevalenza dell'indirizzo lattifero ed è possibile ammirarla in strutture apposite presso la sede ecomuseale.

Pecora Alpagota

L'Alpagota è una pecora che da secoli viene allevata nel territorio da cui prende il nome, l'Alpago, situato nella parte sud-orientale della provincia di Belluno, anche se ci sono testimonianze della sua presenza nelle aree limitrofe delle provincie di Pordenone e Treviso.
Insieme alle altre razze del Triveneto, l'Alpagota è stata menzionata e descritta da Urbano Botrè nel 1942 anche se alcuni la considerano derivata dalla razza Lamon, solo di taglia più ridotta e con produzioni di lana inferiore, ma di maggiore qualità. Negli anni '40 del Novecento si cercò di sostituire l'Alpagota con la razza Lamon, ma prevalse la convinzione che la razza Alpagota, ormai adatta alle specifiche condizioni ambientali, dovesse essere selezionata.
Attualmente la pecora Alpagota può essere ancora considerata una razza a sé stante e, non essendo contraddistinta da nessuna specializzazione produttiva, può essere ancora classificata tra le razze a triplice attitudine, anche se attualmente viene allevata principalmente per la produzione della carne.


Il mais ed il progetto "Banca delle sementi"
(a cura di Pietro Zandigiacomo)

Nell'area collinare di Fagagna e dintorni tuttora vengono coltivate, in piccoli appezzamenti, tradizionali varietà di mais da polenta a libera impollinazione, che ancora non hanno ceduto il passo alle moderne varietà, ovvero ai mais ibridi, molto più produttivi, ma che non forniscono farina con caratteristiche ottimali per la classica polenta. 
Fra le varietà tradizionali del territorio di riferimento si annoverano il "Dente di cavallo" (granella bianca di medio- grandi dimensioni), il "Pignoletto rosso" (granella rossa di piccole dimensioni), e il "Bianco perla friulano" (granella bianca perlacea). Gli anziani del luogo ricordano anche altre varietà, quali il "Cinquantino" , l'"Ottofile" ed il "Bianco nostrano". In ogni caso si tratta di varietà da polenta, spesso con frattura vitrea o semivitrea. 
Le tecniche colturali adottate per la coltivazione del mais dai volontari dell' Ecomuseo sono quelle dell'agricoltura biologica (senza utilizzo di fitofarmaci e altri prodotti di sintesi). Le semine avvengono per lo più in piccoli appezzamenti circondati da aree boschive o siepi, oppure in orti urbani, in modo da limitare al massimo la potenziale contaminazione delle infiorescenze con polline proveniente da mais ibridi. Il diserbo è meccanico e manuale. La raccolta delle pannocchie viene fatta a mano; le pannocchie vengono pertanto selezionate già in campo e solo quelle migliori vengono conservate. L'essiccazione avviene in maniera naturale (ad esempio con le tradizionali trecce). La separazione della granella dal tutolo viene fatta a mano o con le tradizionali sgranatrici meccaniche. La granella, una volta essiccata, viene macinata con molino a pietra per ottenere una farina integrale; questo tipo di macinazione è lenta e riscalda meno la farina, mantenendo in questo modo intatti i contenuti di vitamine, proteine e grassi della granella.
Nell'ambito delle attività dell' Ecomuseo è in corso una collaborazione con la Banca del Germoplasma Autoctono Vegetale del FVG (BaGAV) dell'Ateneo friulano, al fine di raccogliere, conservare e valorizzare gli ecotipi di mais e di altre colture dell'area collinare, costituendo una "Banca delle sementi". Si stanno altresì raccogliendo testimonianze e materiali legati agli utilizzi tradizionali di tali varietà. Infine, verrà incentivato lo scambio delle sementi delle antiche varietà fra gli appassionati del territorio.