Globalizzazione e tecnologia

Ora i robot insidiano anche le professioni

di Marco Magnani

2' di lettura

Negli Stati Uniti il fenomeno è già visibile da anni. Il paziente che debba sottoporsi a radiografia, tac, ecografia o altre analisi si reca presso una clinica dove un infermiere gestisce l’esame.

I risultati sono trasmessi in India e analizzati da un medico locale – meno costoso rispetto ai colleghi americani – che produce un referto in ottimo inglese. La prescrizione è inoltrata in tempo reale alla farmacia negli Stati Uniti e le medicine sono consegnate direttamente a casa del paziente.

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Tutto ciò è possibile grazie a una combinazione di tecnologia e globalizzazione. Ed è positivo per il paziente, che riceve un buon servizio a costi inferiori rispetto al passato. Tuttavia negli Stati Uniti è stato eliminato un posto di lavoro qualificato, quello del medico, mentre rimangono quelli a minor valore aggiunto, l’infermiere e il fattorino.

L’esempio non è un caso isolato ma illustra una tendenza in atto in diversi settori e in tutte le economie avanzate. Che può avere conseguenze dirompenti sul mercato del lavoro.

Negli ultimi decenni, globalizzazione e tecnologia hanno generalmente causato la perdita di posti di lavoro a salari medio-bassi e che richiedevano livelli d’istruzione limitati. Oggi lo stesso mix insidia professioni con livelli di competenza elevati e retribuzioni medio-alte. Una vera rivoluzione.

Negli anni 80 e 90 la delocalizzazione di molte produzioni industriali ha reso superflui numerosi posti di lavoro nelle economie avanzate, che si sono riposizionate concentrandosi su manifatture più complesse e servizi. Così creando nuova occupazione a maggior valore aggiunto. Anche la diffusione di personal computer e internet ha eliminato molti posti di lavoro. Sostituiti, ancora una volta, da nuove professioni spesso legate a innovazione e creatività e mediamente più qualificate.

Oggi la situazione è diversa. Sono in pericolo – o rischiano di essere fortemente ridimensionati – molti mestieri ad alto valore aggiunto. Gli androidi sono già sperimentati anche in settori con elevato capitale umano come la medicina. E non solo per l’assistenza sanitaria e degli anziani. Chirurgia robotica, diagnosi e chirurgia da remoto, telemedicina sono in rapida crescita. In azienda, macchine con sempre maggiori capacità cognitive insidiano diverse posizioni manageriali. Molte professioni del settore finanziario saranno sostituite da software che prendono decisioni in base ad algoritmi. Già succede per il trading in borsa. Anche traduttori e interpreti subiscono la crescente concorrenza dei software. Lo stesso avviene in campo legale, per la redazione di contratti, l’analisi di documenti, ricerche di precedenti, riferimenti a sentenze. I social media stanno drasticamente cambiando il mestiere del giornalista e l’e-learning quello del docente. Nel turismo culturale applicazioni wireless e occhiali intelligenti a realtà aumentata stanno sostituendo le guide tradizionali, cartacee e umane.

Robot e intelligenza artificiale scuoteranno profondamente il mondo del lavoro. Macchine con crescente mobilità, percezione sensoriale, capacità cognitive, elaborazione del linguaggio, insidieranno non solo occupazioni nel settore manifatturiero e nei servizi “ripetitivi” ma anche professioni di prestigio e di elevata caratura intellettuale. Oltre ad operai e impiegati, rischiano la rottamazione anche medici, avvocati e manager.

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