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Transiti

by Alessandro Rocca

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1.
Stipiti 07:34
Guardo ancora dentro di me come un ragazzo un vecchio pozzo pur sapendo che quel fondo putrido era la coltre di un integro ghiacciaio Rimbombano le voci che scrostavano i muri un tempo le domeniche salivano dalla strada e io le associavo sempre alla libertà Sono qui, usando stipiti da limiti, non li oltrepasserò Credimi non sono stato mai più misero Le aspettative ora si arenano come balene i frangiflutti prima eludono e incredule si schiantano sulla spiaggia più vicina alla città Ricordo che trent'anni fa la percezione del mio spazio dava adito a desiderarmi adulto oltre i confini stabiliti dall'età Sono qui, scruto orizzonti che sono lividi Credimi, quel che sono mi mortifica Se fossi stato provvido Se fossi stato provvido Se fossi stato provvido Se fossi stato provvido Avrei aspirato a un mondo nero Avrei affondato il mio veliero Avrei voltato le mie spalle a me Nel pandemonio delle viscere i miei polmoni sono pane con le camole che son nate tra le lamine di un ormai poco prolifico granaio Di quel fanciullo che smaniava con me rimane solo una sagoma di un crimine disegnata dentro l'ombra sordida dell'uomo che ora è Sono qui, scambiando aneliti con debiti Credimi, quel che sogno mi debilita Se fossi stato provvido Se fossi stato provvido Se fossi stato provvido Se fossi stato provvido Avrei abitato un luogo vero Avrei bruciato ogni sentiero Avrei protetto le mie spalle da me
2.
Nessuno 05:31
Di noi chi si ricorderà quando tutti i nostri nipoti saranno morti e decomposti? Da un naso all’altro emigrerà, il nostro ultimo respiro, che poi in brina si condenserà. Non sai che cosa fare per renderti immortale. Sopra i muri della sua città, un pensatore indigesto, sta appendendo il suo manifesto. Col telescopio in università, uno studente di astronomia, scopre un buco nero a cui il suo nome darà. E tu non sai far niente che sia interessante. Ti consolerai leggendo biografie di uomini i cui guai diventano poesie scritte col coltello dentro la carne molto dopo quell’età che adesso hai tu. Abbarbicata alla barba di Dio, una scrittrice alla base dell’onda, sta schiumando dentro i suoi racconti. Per avere due possibilità, in un teatro di periferia, un illusionista si è diviso a metà. E tu insegui un treno che torna sempre indietro. Ti consolerai studiando categorie di animali i cui guai ne han causato la moria ma sono ricordati col nome della specie e non per le virtù dei singoli esemplari.
3.
Pesci 04:37
Le eruzioni dei vulcani nella mia testa non modellano l'esterno a mio gradimento, vaporizzano i propositi impastati al fango cementando in statue quelle azioni che non compirò. Questa pozzanghera avanzata dopo un temporale riflette l'allontanamento di un aeroplano ma il movimento delle macchine mescola l'acqua inabissandone il relitto tra i frangenti torbidi. I pesci presi nelle reti sono più liberi dei pescatori, gli uccelli chiusi nelle gabbie non hanno smesso mai di volar ed io cammino in spazi aperti asserragliati in dedali di regole, chi non nasce è l'astrazione di un'immagine che resta l'apice della creatività, che resta l'apice della creatività. Anticipando il senso a cui la luce le costringe nel ventre delle rondini germogliano le bacche, e i muscoli mi si contorcono cercando un raggio afflitti come i girasoli quando invano roteano. Mummificato nelle lastre di una cima alpina mantiene un uomo i tratti mimici dell'autostima, le rughe son letti di fiume con sirene marce, le gambe tronchi crivellati dai tarli e i fulmini. I pesci presi nelle reti sono più liberi dei pescatori, gli uccelli chiusi nelle gabbie non hanno smesso mai di volar ed io cammino in spazi aperti asserragliati in dedali di regole, chi non nasce è l'astrazione di un'immagine che resta l'apice della creatività, che resta l'apice della creatività, che resta l'apice della creatività.
4.
Mare 06:11
Padre, hai deciso di morire prima di insegnarmi come la corrente risalire per potermi ubriacare senza più pensare al mare ma solo al significato di ciò che esiste e ciò che è stato. Scegliesti di partire per poter ricominciare, trascurando che l'infanzia è il solo stato di grazia a cui l'uomo può ambire. Io ti voglio perdonare anche se mi hai tolto il mare. Lo sento dentro, mi inonda il cervello. Il mare si infrange nel centro dell'intelletto. Padre, hai deciso di morire senza prima avvertire, senza prima aspettare cosa avrei potuto fare per poterti inorgoglire. Mi sapevi perdonare anche se pensavo al mare. Lo sento dentro, mi inonda il cervello. Il mare si infrange nel centro dell'intelletto.
5.
Sventrati 04:00
Mi uccidi tu se non lo faccio io? Darti in pasto non vorrei a congetture nate dallo sguardo mio su panorami che non so posizionare sotto me. Clessidre senza sabbia dentro siamo noi, siamo noi, siamo sventrati. Il vento non corregge più la negligenza del mare. Compensi tu la mia parzialità? Non mi compatirai, si sa che il patimento è un ozio che prevarica la presunta utilità di un traguardo che non c'è. Stormi di astri senza nucleo siamo noi, siamo noi, siamo sventrati. Il mare non raddrizza più la schiena della città. Clessidre senza sabbia dentro siamo noi, siamo noi, siamo sventrati. Il vento non corregge più la negligenza del mare.
6.
Topi 04:51
Li senti i topi che camminano dentro gli spazi vuoti sotto il pavimento? Gli spiriti dei famigliari morti osservano le nostre azioni con sgomento. Un contadino ha dimenticato a casa dei semi che non seminerà, un becchino si domanda quando arriverà il momento chi lo seppellirà. Nei piani bassi di un palazzo gli impiegati stanno strisciando sopra il pavimento, lo spirito di un industriale morto è venerato con troppo acconsentimento. Un uomo ha dimenticato il modo in cui l'amore si fa, un sacerdote moribondo è angosciato da timori di scientificità. Non voglio avere il mio ruolo nella società. Non voglio avere il mio ruolo nella società. Davanti alla tua casa quattro gatti stanno depositando cinciallegre morte. Un padre ha cancellato i segni della crescita dei figli a lato delle porte. Dal parabrezza un camionista sta osservando un paesaggio che mai toccherà, da quel paesaggio un bambino guarda un camion e si chiede se così fuggirà. Dentro alla casa che hai ereditato due ladroni hanno bestemmiato per la malasorte: le uniche gemme che possiedi sono le illusioni e non possono venire estorte. L'equilibrista si è ubriacato e non riesce a stare in piedi tra la gente in città, l'antagonista adesso è buono causa sovrapproduzione della malvagità. Non voglio avere il mio ruolo nella società. Non voglio avere il mio ruolo nella società. Non voglio avere il mio ruolo nella società. Non voglio avere il mio ruolo nella società.
7.
Mosche 04:27
Gli avanzi che ogni giorno produciamo insieme stan disgustando anche le mosche, la mano cinge le meningi e poi le spreme sbriciolando il cranio in polvere. Potrebbe un piromane incendiare il mare? Potrebbe una montagna essere orizzontale? Possiamo sprofondare pur salendo scale? Distanza tra rimpianto e accettazione non c'è quando presiede l'abitudine. La Terra con costanza ruota attorno a sé e il mio universo resta immobile. Viaggia la saliva sotto il francobollo. La nostra pelle morta dà spessore al mondo. L'urina esplora il sottosuolo nel profondo. Si può prescindere dalle certezze diventate clichés? Il malcontento è la trama delle vite che ho intorno a me. Il mio corpo sarà un giorno una dimora per vermi e il ventre molle s'irrigidirà, per avallare la perpetua unicità dovrai morire per l'assenza di me. Le sudicie ferite che lecchiamo insieme stan nauseando ogni microbo, il vento di ponente sul torace preme attorcigliando sterno e costole. Tracima dalla bocca astio senza sosta. La testuggine avvilita si rovescia apposta. Dal primo sonno non sei stata mai più desta. Si può prescindere dalle certezze diventate clichés? Il propagarsi dell'eco non risponde ai quesiti che ho in me. La mia testa sarà un giorno un giaciglio per larve e l'impulso si dissolverà, per avallare la perpetua unicità dovrai morire per l'assenza di me. Il mio corpo sarà un giorno una dimora per vermi e il ventre molle s'irrigidirà, per avallare la perpetua unicità dovrai morire per l'assenza di me.
8.
Licaone 05:42
Si può vivere così, riducendosi a sputare sangue senza faticare? Il mio posto non è qui, come un licaone in mezzo al mare che non sa più cosa fare. Devo esistere sviluppando vite dentro i pensieri, come ieri, immaginerò l'uomo che non sarò di fronte alla realtà. Ha senso vivere così, maledicendo il batterio adattatosi al mondo intero? Nessuna strada porta qui, ogni tramonto è un forestiero che rimpatria nel suo emisfero. Devo esistere alimentando diaspore di pensieri, come ieri, immaginerò l'uomo che non sarò di fronte alla realtà. Regolarmente vomito immaginari cosmi ottenebrati dal confronto con la tangibilità. Smarritomi creando inutili sovrastrutture come una blatta arretro in un'intercapedine. In questo magma di ulcere non resta neanche un lembo di sanità. Continuo a vivere così, provandomi a sfiancare eccedendo nel riposare. Nessuno scappa via da qui, c'è un microcosmo in ogni fondale che sarebbe fatale alterare. Devo esistere comandando eserciti di pensieri, come ieri, immaginerò l'uomo che non sarò di fronte alla realtà. Regolarmente vomito immaginari cosmi ottenebrati dal confronto con la tangibilità. Smarritomi creando inutili sovrastrutture come una blatta arretro in un'intercapedine. In questo magma di ulcere non resta neanche un lembo di sanità.
9.
Fossili 04:40
10.
Transiti 08:29
E' lenta la velocità se transitiamo in strade di un'altra città amalgamando l'iride a cemento e foglie caduche. Trovare pace in esilio dalle regole per poter restare a galla in piscine vuote mai superando l'argine tra occhio lucido e lacrime. E fare a meno della luce delle lampade concatenando il tramonto al sorgere del sole, sgravare gli attimi dal peso delle responsabilità. Sperimentare territori è un'attitudine per far sì che l'inquietudine muoia d'inedia, provvedendo a debite simulazioni della realtà. Quale ricordo rimarrà a chi è passato dentro me, tra le rovine di una città, nel mio arterioso habitat? Io sbaglierò, ancora strada sbaglierò. Ritornerò, sbagliando strada tornerò. Per inerzia. L'inconscio ci fa perdere. L'inconscio ci fa perdere. L'adattamento al luogo di nascita non combacerà con l'ambizione di evolvere. L'orgoglio che precede la caducità non soddisferà l'esigenza di esistere. Questa città come bestiame ci ha marchiato col suo simbolo. Questa città è il ginepraio che imprigiona gli arti al singolo. Questa città ci ha dato il ruolo della pala eolica. Questa città ci sta incrociando in saggi di genetica. Questa città sembra un derviscio azzoppato nello spirito. Questa città è la nutrice di un malessere congenito. Questa città è un museo di busti con testa a metà. Questa città è la cloaca di tutte le identità. Si congedano i momenti che desideravo prorogare all'infinità. Sopravvivo calcolando il tenore della nostalgia che un giorno avrò. Io voglio vivere, non l'ho scelto sì ma io voglio vivere. Io voglio vivere, non l'ho scelto sì ma io voglio vivere. Io voglio vivere, non l'ho scelto sì ma io voglio vivere.

credits

released March 27, 2020

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about

Alessandro Rocca Varese, Italy

Alessandro Rocca è un cantautore di Varese. Dopo un disco autoprodotto nel 2009 si è dedicato per dieci anni alla lavorazione di Transiti, uscito a marzo 2020 per Dimora Records.

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