Di tutti gli elementi dell’agenda digitale italiana, Spid è il più vicino alla vita quotidiana di ognuno di noi: può diventare la credenziale unica per lavorare con la pubblica amministrazione, e la principale per lavorare con le imprese. Entriamo nel dettaglio.
Spid è un ecosistema che coinvolge diversi operatori: 

Gli arbitri

  • Un regolatore pubblico, AgID, che definisce i servizi, li norma, vigila sulla loro gestione
  • Un commissariato della presidenza del consiglio, il Team Digitale, che sostiene e stimola lo sviluppo di Spid con iniziative quali la app “IO” o la convenzione con la Corte dei Conti, e fa lo stesso per le altre piattaforme digitali pubbliche

I fornitori

  • Un gruppo di fornitori, gli “identity provider”, che hanno realizzato il servizio e lo erogano sotto la vigilanza di AgID.
    Sono quasi tutti imprese private; si sta unendo a loro una cooperativa di servizi informatici per le PA locali, di proprietà pubblica.

I clienti

  • Centinaia di pubbliche amministrazioni grandi e piccole, i “service provider pubblici”, che lo usano gratis alla sola condizione di integrarlo nei propri servizi digitali
  • Alcuni grandi “soggetti aggregatori”, come i servizi informatici delle regioni, che possono aiutare le piccole amministrazioni pubbliche a usare Spid presto, bene e a costi bassi
  • Le imprese e organizzazioni private, i “service provider privati“, che potrebbero usare Spid a pagamento per identificarci quando usiamo i loro servizi online.

Gli utenti finali

  • Le persone, che usano Spid per accedere ai servizi, oggi gratuitamente per i livelli di sicurezza di uso più comune (1 e 2)

In questo ecosistema i service provider privati sono la principale fonte di ricavi per coprire i costi di gestione del servizio.

Numeri e casi di Spid ad oggi

Tutti questi operatori e tanti osservatori esterni concordano che Spid è in crisi. Il primo motivo è la lentezza con la quale si diffonde: solo 3,5 milioni di identità dal 15 marzo 2016 a febbraio 2019. (Un dato inferiore alle aspettative iniziali, che riteniamo nasconda un elemento importante di crescita recente.)

Nell’ultimo anno comunque abbiamo osservato alcuni sviluppi importanti. Tutti, anche quelli che alcuni operatori valutano negativamente, formano un’ottima base di partenza per superare la crisi.

  • Spid sarà necessaria per percepire il reddito di cittadinanza: oltre alla richiesta iniziale online, facoltativa, è prevedibile che sarà obbligatoria per le verifiche continuative
  • Il primo dei servizi a valore aggiunto, “Spid per uso professionale” è a pochi passi dal lancio e potrebbe diventare poco dopo una fonte di ricavi per gli identity provider, e di semplificazione per le aziende i cui dipendenti usano SPID per lavoro, e per le associazioni di professionisti
  • Sono partiti i primi due grandi casi di conversione per le “identità pregresse“: ogni persona che ha già registrato una identità digitale sicura con la Regione Lombardia o con NoiPA, il portale dei dipendenti pubblici ora può trasformarla facilmente e gratis in una Spid, valida per tutte le PA. Sono milioni di persone, seguiranno altre PA con numeri ancora maggiori.
  • Nascono i primi casi di pubbliche amministrazioni che fanno il grande salto, lo “switch off“. Chiudono le password online che avevano definito prima di Spid, liberandosi del costo di gestirle. Un esempio è il comune di Roma: lo aveva annunciato con largo anticipo, ha appena smesso di erogare nuove identità proprie, e chiuderà tutte quelle non convertite, per usare solo Spid, a giugno 2020. Anche Regione Lombardia renderà il passaggio obbligatorio “tra breve”, chiudendo le proprie.
  • La Carta di Identità Elettronica (CIE) diventerà un’identità digitale accettata a livello europeo (eIDAS), come Spid è già. Ha un modello economico e un meccanismo di diffusione più tradizionali, chiari e robusti. Potrebbe in teoria diventare un concorrente di Spid, in realtà sarà naturale che prenda un ruolo complementare.
  • Team Digitale ha annunciato la data di disponibilità al pubblico della app IO.it, che permetterà di accedere a tutti i servizi Spid delle Pubbliche Amministrazioni da cellulare. Sarà negli store nel terzo trimestre 2019.

Costi e benefici incerti

C’è un altro dato nella crisi di Spid, per noi centrale: dopo un anno esatto da quando processo e prezzi sono definiti, tutte le imprese interessate a diventare service provider privato hanno abbandonato o congelato la richiesta. (Esiste un’unica eccezione, preziosa e solo apparente, che approfondiremo a parte.)

Proprio da qui bisogna partire: se oggi il mercato ha scelto di aspettare, è perché Spid ha costi e benefici incerti.
Degli utenti di Spid si sa solo quanti sono, ci vorranno molti mesi per avere aggiornamenti regolari su quanti sono davvero attivi, che servizi usano e quanto. Poiché le imprese che potrebbero passare a SPID hanno già i loro sistemi per identificare la clientela online, occorre che i benefici (almeno nel medio termine) di una gestione via Identity Provider siano incontrovertibili.
Lo stop dei service provider privati, quindi, può significare una cosa sola: considerano fuori mercato le tariffe. Un problema serio, dato che il loro contributo è la chiave della sostenibilità dell’intero sistema.

Chiarimenti necessari per accelerare

Per uscire dalla crisi occorre allora:

  • Chiarire la direzione: dove sarà Spid tra un anno, e tra 18 mesi
  • Potenziare l’accelerazione che i numeri e gli sviluppi di oggi indicano
  • Stimolare il mercato privato, con opportuni strumenti

Sono azioni concrete, che possono cambiare la situazione.
Approfondiamo le prime due voci, che sono completamente nell’ambito della pubblica amministrazione, quindi nel mandato del regolatore.

Per chiarire la direzione, occorre descrivere dove stiamo andando dal punto di vista del cittadino: come si inserirà Spid nella vita quotidiana di ciascuno di noi tra 12-18 mesi?
Per esempio:

  • Quanti cittadini sono effettivamente attivi su Spid? Per quali servizi? Con quale frequenza?
  • Quando useremo Spid, e quando la CIE o la CNS (Carta Nazionale dei Servizi)?
  • Quando sarà meglio usare una qualsiasi casella di posta elettronica, quando una PEC, quando il “domicilio digitale”?
  • Quali altri servizi saranno disponibili, e quando? Quali saranno gratuiti e quali a pagamento?

Per potenziare l’accelerazione, si può dare evidenza che lo switch off è partito, facendo percepire che la strada è tracciata, da qui si va solo avanti. Per esempio:

  • Quali altre grandi amministrazioni centrali e locali avvieranno il loro switch off? Quando?
  • Da quando le amministrazioni grandi e piccole useranno solo Spid, CIE e CNS per i nuovi servizi digitali che lanceranno?
  • Da quando anche gli operatori del sistema, a cominciare dagli stessi identity provider, che sono privati, useranno solo queste identità per autenticare chi usa i loro servizi?

Queste azioni, e altre simili, sono complesse da realizzare ma si basano su idee che crediamo siano ben chiare tra gli esperti, o facili da chiarire presto.

Compiendo quelle nel proprio ambito, il regolatore potrà offrire a tutti gli operatori privati, sia identity provider, sia service provider, la chiarezza necessaria per decidere come usare Spid – e a quali condizioni adottarla! 

Come Club TI Milano, è questo che ci rende più ottimisti di quanto siamo mai stati nei nostri due anni di lavoro su questo tema. Da qui è partita la nostra attività del 2019 con tutti gli operatori del sistema. Stiamo coinvolgendo diverse altre organizzazioni, rimani aggiornato sui nostri contributi.

a cura di Gianluca Marcellino, Ornella Fouillouze di Club TI Milano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: