Quattro punti cardinali nel piano Digital Compass 2030 presentato questo mese dalla Commissione Europea, che fissa le priorità per la transizione digitale dei Paesi europei. Al 2030.

Quattro punti attorno ai quali ruoteranno i progetti multinazionali e nazionali, attuati grazie alle risorse del Next Generation EU ma anche agli investimenti pubblici e privati nei singoli stati, con i rispettivi piani di resilenza e ripartenza messi in campo per fronteggiare l’emergenza Covid ancora in corso. Quali saranno le priorità? Come si orienterà la bussola? Quali i tempi? Diventeremo tutti cittadini digitali?

Non nasce dal nulla il Digital Compass 2030 – risponde sollecitato da più parti agli obiettivi discussi lo scorso anno nel piano Plasmare il Futuro Digitale – e fornisce elementi precisi sulle tappe e sugli strumenti di attuazione per accelerare quella sovranità digitale che permetta all’Europa di costruire un futuro aperto, interconnesso, sostenibile. Con maggiore indipendenza tecnologica (da Est-Ovest, da Cina-Usa), attraverso politiche che diano autonomia e responsabilità ai singoli Paesi, ma con denominatore comune gli obiettivi concordati con il Parlamento Europeo e il Consiglio, monitorati annualmente.
L’Europa mira a dare maggior forza alle imprese e ai cittadini in un futuro digitale incentrato sulla persona, sostenibile e più prospero” esordisce il documento e spetterà alla UE promuovere l’agenda digitale definendo strumenti per la cooperazione normativa, il rafforzamento delle competenze, la cooperazione internazionale e i partenariati di ricerca, investendo in una migliore connettività tra i partner dell’Unione. Vediamo come si orienta la bussola.

Ecco i 4 punti cardinali, rotta al 2030

Saranno necessarie in Europa competenze, infrastrutture sostenibili, aziende intelligenti, pubbliche amministrazioni digitali. Specifichiamo. 

1) Competenze digitali e cittadini altamente qualificati. Entro il 2030 almeno l’80% della popolazione dovrà possedere competenze digitali di base e dovranno esserci 20 milioni gli specialisti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic), con un aumento del numero di donne nel settore.

2) Infrastrutture digitali sicure e sostenibili. Entro il 2030 tutte le famiglie europee dovranno disporre di una connettività Gigabit e tutte le zone abitate dovranno essere coperte dal 5G. Anche la capacità produttiva europea dovrebbe accelerare, raddoppiando la produzione di semiconduttori sostenibili, fino a rappresentarne il 20% della produzione mondiale, così come dovrebbe essere potenziata l’installazione di 10mila nodi periferici di rete, sicuri e a impatto zero. Infine l’Europa dovrebbe dotarsi del primo computer quantistico, fondamentale per la ricerca e l’innovazione.

3) Trasformazione digitale delle imprese. Entro il 2030, il 75% delle aziende dovrebbe utilizzare cloud, big data e intelligenza artificiale. Oltre il 90% delle Pmi esistenti (definite dal piano, innovatori tardivi) dovrebbe raggiungere almeno un livello di intensità digitale di base, mentre le realtà innovative dovrebbero scalare velocemente e raddoppiare il numero di startup “unicorno” entro il 2030 (quelle realtà che velocemente raggiungono un valore di oltre un miliardo di dollari).

4) Digitalizzazione dei servizi pubblici. Entro il 2030, la totalità dei servizi pubblici principali dovrebbe essere online. Così come la sanità dovrebbe essere digitalizzata, con accesso alle cartelle cliniche online per il 100% dei cittadini che, per l’80%, saranno utilizzatori dell’identità digitale.

Punti cardinaliLa Commissione Europea definirà i progetti multinazionali nei quali far confluire investimenti tra i quali sono in discussione le realizzazioni di una infrastruttura di elaborazione dati paneuropea, di una rete tra amministrazioni pubbliche connesse, l’utilizzo di tecnologie a consumo ridotto. “Un esempio di un potenziale progetto multinazionale potrebbe essere una rete di centri operativi di sicurezza, alimentata dall’AI, per anticipare, individuare e rispondere agli attacchi informatici a livello nazionale e dell’UE” esemplifica la commissione.

Progetti che verranno integrati da quelli previsti dai singoli piani nazionali di ripartenza degli stati membri (Pnrr), invitati a destinare almeno il 20% degli importi alle priorità digitali.
Per l’Italia la cifra abbozzata nel Recovery Plan per la digitalizzazione è di oltre 46 miliardi di euro, così spezzettati: 26,73 per digitalizzare il sistema produttivo, 19,7 per la sanità digitale, 11,45 per digitalizzare, innovare e mettere in sicurezza la PA e, infine, 8 milioni per digitalizzare cultura e turismo.

Diritti e principi digitali

Ma, perché il Digital Compass 2030 non rimanga incompiuto, rimane strategica la stesura di un piano di principi a tutela della centralità della persona (in linea con il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali), che dovrebbe tener conto sia dei diritti digitali sia dei principi digitali per promuovere e sostenere i valori europei.
Tra i primi (principi digitali) l’attenzione all’uso di tecnologie accessibili incentrate sulla persona, in ambienti online sicuri e affidabili, garantendo istruzione e competenze digitali universali per accedere a servizi pubblici, con protezione e principi etici nell’uso di algoritmi.

Tra i secondi (diritti digitali) la garanzia di libertà di espressione, di accesso a informazioni diversificate, affidabili e trasparenti, oltre alla libertà di svolgere un’attività online nel rispetto della tutela dei dati personali e della privacy, alla proprietà intellettuale. Principi che dovrebbero dare vita a una dichiarazione solenne interistituzionale anche per monitorare la percezione dei cittadini europei dei vantaggi della digitalizzazione (attraverso un sondaggio Eurobarometro annuale).

Prossimi passi. Sarà avviata a breve dalla Commissione Europea una consultazione tempestiva sui principi digitali, con stati, parlamento europeo, partner sociali, economici, imprese e cittadini per dare vita a un forum multilaterale con il coinvolgimento di tutte le parti.
L’impegno preso è quello di proporre un programma dettagliato di politica digitale, per rendere operativa la bussola digitale, entro la fine dell’estate e terminare la dichiarazione interistituzionale sui principi digitali entro la fine del 2021. I lavori dovranno procedere spediti.

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