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L’evento

A spasso per la TwitchCon, dove le anime della cultura pop si incontrano grazie allo streaming

A spasso per la TwitchCon, dove le anime della cultura pop si incontrano grazie allo streaming
Il raduno di Amsterdam celebra due anni incredibili per il servizio e la sua capacità di creare comunità attorno a qualunque cosa
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Si dice che non ci si bagni mai due volte nello stesso fiume, e altrettanto improbabile è trovare due persone uguali tra loro passeggiando per i padiglioni della TwitchCon: via di mezzo tra un grande raduno, una celebrazione di tutto ciò che riguarda lo streaming e un evento in cui mostrare al pubblico i prodotti per trasmettere in diretta, si è svolta ad Amsterdam ed era molto attesa, visti anche i due anni di pausa imposti dalla pandemia.

Al suo interno si poteva trovare un ampio spaccato della cosiddetta Twitch Generation, un calderone variopinto di persone che per un paio di giorni hanno condiviso gli stessi spazi per farsi una foto con i loro beniamini, comprare gadget o assistere a una sorta di Giochi Senza Frontiere a metà tra online e offline chiamato Twitch Rivals, cui hanno partecipato anche streamer italiani come Pow3r e Kurolily (qui la nostra intervista con lei).

La TwitchCon è una fiera atipica: non ci sono stati gli annunci roboanti che hanno caratterizzato il giugno videoludico ormai messo in archivio, ma tra le righe si possono leggere molte cose di un servizio che sta diventando rapidamente un nuovo contendente per l’attenzione di milioni di persone, in competizione con i media tradizionali, con Netflix e tutti gli altri passatempi.

Il primo impatto che si ha è quello di un pubblico incredibilmente variegato in cui decine di identità differenti si mescolano pacificamente. Giocatrici competitive e ragazzi in cosplay, comunità LGBTQ+ e amanti di Minecraft, fan del retrogaming e appassionati di arte, musica, gioco di ruolo, drag, pittura delle miniature, serie tv e ogni altra gradazione di cultura pop. Nel crollo del mainstream, passeggiando per le sale e i corridoi si ha l’impressione di trovarsi di fronte a insiemi che si intersecano, passioni che trovano il loro spazio e la loro rappresentazione nei palinsesti personali di ciascuno: “Twitch è per tutti, perché le persone possono avere interessi differenti ma sono tutte portate a fare parte di una comunità, o più comunità, e questo è esattamente il nostro obiettivo e la chiave del nostro successo – ci ha spiegato Doug Scott, capo dell’ufficio marketing di Twitch – Le persone gravitano attorno a chi fa streaming per trovare altra gente con interessi comuni”.

E questa TwitchCon non poteva che essere una celebrazione di queste community, visto che i due anni di pandemia hanno fatto esplodere Twitch come servizio: milioni di persone hanno iniziato a fare streaming e ancora di più hanno iniziato a guardarli, sostenendo i loro preferiti con donazioni e abbonamenti in un’economia quasi del tutto diretta tra chi produce e chi consuma, in cui ovviamente Twitch (e quindi Amazon) fa da intermediario e si tiene una fetta.

Secondo gli ultimi dati, la compagnia ha distribuito circa un miliardo di dollari ai streamer: nel 2021, 15 milioni di persone hanno iniziato a fare streaming, 2 milioni e mezzo sono mediamente connessi ogni momento e ci sono in media 31 milioni di visitatori quotidiani, con la maggior parte del pubblico che oscilla tra i 16 e i 34 anni.

Ma non è tutto rose e fiori, al di là del colorato pubblico della TwitchCon, in questi anni il servizio ha visto molte critiche per la sua capacità di rispondere e adattarsi agli attacchi verso le comunità LGBT+ e in generale chiunque fosse oggetto di bullismo online, ma le contromisure sembrano essere arrivate: “A volte è difficile comunicare quello che facciamo perché sono tanti piccoli passi verso un risultato, ma è un lavoro che non finisce mai. Adesso utilizziamo il machine learning per capire se un account è falso e segnalarlo agli streamer, abbiamo introdotto la verifica dell’account per poter scrivere in chat, le chat riservate solo a iscritti e abbonati. Arriverà presto anche la possibilità di condividere la lista di bannati con altri creator, così da proteggere le comunità sotto attacco, o decidere da chi ricevere un raid (quando uno streamer a fine live sposta tutto il pubblico su un altro canale, ndr). Purtroppo, non avremo mai un ambiente sicuro al 100%, ma possiamo fare meglio e lo stiamo facendo. Soprattutto, è importante che sia chiaro il messaggio: la violenza, il bullismo e l’intolleranza non hanno spazio su Twitch e mai lo avranno”.

Uno dei punti su cui l’azienda ha intenzione di lavorare sui prossimi anni, oltre alla sicurezza, è la capacità per gli streamer di essere scoperti dal pubblico potenziale, probabilmente una delle aree che al momento hanno bisogno di cura. Al momento, se non si è famosi già in qualche modo, è molto difficile riuscire a crearsi un pubblico, che è il motivo per cui molti ricorrono a Tik Tok come vetrina per mostrare spezzoni divertenti dei propri stream: “Anche questo è un campo dove stiamo lavorando – ha spiegato Scott – con l’introduzione di oltre 350 nuove tag per definire gli stream e la possibilità di crearne di nuove, speriamo di offrire il giusto punto di incontro tra pubblico e streamer, così come la possibilità per i follower di mettere in alto gli streamer preferiti e non automaticamente quelli che hanno più pubblico in diretta in quel momento”.

Questo è anche dovuto al fatto che Twitch, a differenza di altri servizi, ha fatto una scelta di design precisa: la pagina di un iscritto deve avere il minor numero di ingerenze possibili da parte del servizio stesso: “Su YouTube, mentre guardi un video sei costantemente bombardato di video suggeriti e lo stesso capita su Instagram, però per noi la pagina e le scelte dell’utente sono sacre, offriamo suggerimenti solo nella homepage, per il resto dev’essere lo streamer a decidere chi suggerire, verso chi indirizzare il pubblico, di quale gruppo fare parte, e solo se lo vuole, è una scelta precisa per non mettersi mai nel mezzo tra pubblico e creator”. Anche perché, ironia della sorte, molte persone che dicono di non guardare la televisione e preferire Twitch poi sul servizio finiscono per guardare comunque talkshow, mezzi reality, litigi e addirittura programmi di appuntamenti creati per le live. 

Al di là di questo, la domanda che serpeggia tra appassionati, giornalisti e chi con Twitch lavora è quella di sempre quando qualcosa ha successo: durerà? Siamo di fronte a una bolla o la Twitch Generation è qui per restare? “La pandemia ci ha dato una spinta, ma anche oggi che la gente è tornata uscire i numeri sono rimasti ottimi. La verità è che abbiamo iniziato solo a scalfire la superficie dello streaming. Ci sono un sacco di persone che ancora non sanno cosa sia lo streaming, pensano non faccia per loro, pensano riguardi solo i videogiochi, poi quando lo scoprono si rendono conto che ci sono un sacco di interessi, e un sacco di persone con cui condividerli. Noi siamo l’esatto opposto della televisione: la chat offre la possibilità di connettersi con le persone che guardiamo e influenzare le loro live, il rapporto che si crea tra chi guarda e chi trasmette è molto più forte, anche perché il pubblico è direttamente coinvolto e responsabile nel successo della persona che sta vedendo, ed è qualcosa di unico”.

E questa unicità l’abbiamo toccata con mano alla TwitchCon, in cui l’eccitazione dei fan nel riconoscere i propri idoli ha una sfumatura diversa, quella per cui chi stai incontrando per te non è solo una star, ma quasi un amico. Dove anche noi abbiamo trovato più di quello che aspettavamo.