“ISOLATI A STROMBOLI” IL DOCUMENTARIO DI NORIS IN UNA SINFONIA DI EMOZIONI

Tutti conosciamo Stromboli, tutti la ignoriamo. Tutti la visitano, per un lasso di tempo breve che non permette alla solitudine di impossessarsi del cuore e sbatterlo negli elementi che circondano lo scoglio vulcanico del Mediterraneo. In un epoca di abbondanza di manifesti ideologici, naturalistici e politici, compare un oggetto documentario che si concentra li dove tutti passano ma poi non soffermano lo sguardo per il tempo dovuto.

Luca Noris con Isolati a Stromboli (2019) traccia il manifesto politico della solitudine, perché prima dei cambiamenti climatici ci sono i cambiamenti sociali che portano alla scomparsa delle comunità, del noi e della possibilità di ritrovarsi isolati e solitari. Certo è bello il documentario, come non può esserlo se solo il luogo emoziona anche la più disattenta delle osservazioni, ma poi come il mare visto da lontano che blu sembra attirare, da vicino diventa scomodo, irto di ostacoli, profondo.

Se fossimo in un Paese conscio di se, li affideremmo a questo regista meridionale trapiantato nel settentrione, una serie tv sulle comunità che vivono e resistono in Italia. Da Stromboli a Ventotene, passando per le Tremiti a Linosa e Lampedusa, e perché anche la Sicilia e la Sardegna, dove la bellezza regna sovrana tanto quanto l’abbandono. Perché quando in vacanza raramente devi morire o partorire, dare un’educazione decennale ai figli e tirare a campare quando non ci sono fonti economiche.

Il lavoro di Noris non concede sconti alla bellezza terribile della terra vulcanica interpretata dalla voce potente e suadente di Salvo Piparo, il maggior cantastorie dopo il compianto Camilleri. Stromboli è un affresco alla Buttafuoco, denso, disordinato, emozionato. Non in cerca di un facile sussulto ma del lento ragionare e soprattutto del comprendere del perché non si molla lo scoglio e si mettono i piedi a terra. Noris ci porta allo scontro con gli elementi e le persone. Non li capiamo non possiamo capirli, non possiamo accettarli lì isolati perché ci spaventano perché immediatamente ci immedesimiamo e siamo spaventi di noi stessi. Cosa faccio io li giù, cosa penserei tutto il giorno. D’accordo l’estate la passo liscia, poi rimango solo io e i miei pensieri e allora dovrei fuggire. Chi ha paura viene, chi non ha paura va via, così recita uno dei volti scavati dalla vita che Noris intervista, anzi per meglio dire lascia decantare liberamente i suoi pensieri.

Stromboli per parlarne si dovrebbe riportare quasi ogni dialogo, perché ognuno è frammento di salsedine e solitudine. Ma guardarlo, ascoltarlo, fa male. Lascia sospesi a noi stessi e all’età del dubbio che viviamo. Quel dubbio che stiamo sprecando i nostri passi su terre che non ci appartengono finché non si torna a casa, che è semplicemente uno scoglio.

SERGIO NAZZARO

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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