giovedì 11 giugno 2020
Ancora “segreti” sul ruolo dell’Italia nei mancati salvataggi di cui è accusata Malta. E a Tripoli le milizie filogovernative chiedono altri soldi per “proteggere” gli interessi energetici italiani
Miliziani davanti a una raffineria.

Miliziani davanti a una raffineria. - Foto d’archivio

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Ora che le sorti del conflitto libico si sono capovolte in favore del governo di Tripoli, dal deserto sale il vento della rappresaglia sull’Italia. Un regolamento di conti a colpi di barconi e gasdotti improvvisamente chiusi. Mentre a Ragusa l’inchiesta sui respingimenti di migranti da Malta alla Sicilia si candida a far scoppiare uno scandalo internazionale.

L’ufficio del procuratore della provincia iblea ha acquisito ufficialmente l’investigazione congiunta di Avvenire e The Guardian, trovando numerosi riscontri all’accusa contro le autorità di Malta che nel fine settimana di Pasqua hanno prima bloccato, poi rifornito di carburante e di un nuovo motore un gruppo di 101 migranti. La procura è intenzionata a contestare il reato di «favoreggiamento dell’immigrazione illegale». I magistrati già si preparano ad affrontare una dura battaglia giudiziaria internazionale. «E non possiamo escludere - osserva una fonte investigativa a Ragusa - che da Malta faranno il possibile per respingere le nostre rogatorie». Decisivi saranno anche gli accertamenti presso le autorità italiane. Il respingimento verso Pozzallo, e un altro avvenuto negli stessi giorni a Capo Passero, sono ricompresi da un’unica segnalazione su quattro gommoni alla deriva individuati da un aereo dell’agenzia Ue Frontex tra il 9 e l’11 aprile. In quei giorni un barcone intercettato da uno dei motopesca della “flotta fantasma” maltese riportò in libia 51 superstiti e 5 cadaveri, mentre altre sette persone erano affogate.

Come si desume dal “segreto di stato” apposto agli scambi nella triangolazione Italia-Malta-Libia, nel Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma hanno copia delle comunicazioni. Bisognerà capire, fra l'altro, perché le motovedette italiane continuino ad essere tenute all’interno delle acque territoriali, mentre si moltiplicano gli approdi “spontanei” e le stragi, e se a Malta arrivò l’offerta italiana di cooperazione nei soccorsi. Da La Valletta non hanno mai voluto rispondere. E neanche da Roma è mai arrivato un chiarimento sul perché i pattugliatori italiani non vennero mandati a 30 miglia da Lampedusa, in acque internazionali nella zona di ricerca maltese che risultava sguarnita di mezzi di soccorso, laddove hanno poi perso la vita 12 persone nella "Strage di Pasquetta". Almeno due velivoli italiani vennero inviati a pattugliare l’area di notte, ma non è dato sapere cosa hanno visto e quali informazioni sono state trasmesse a terra.

Ai diritti umani, come da prassi in questi anni, viene anteposta la "ragion di stato". Rispondendo all’ennesima istanza di accesso pubblico agli atti, anche il Comando in Capo della Squadra Navale, pur chiamandosi fuori da ogni coinvolgimento attivo nei atti di Pasqua, ha ribadito che nessuna informazione può essere concessa. Si arrecherebbe «un pregiudizio concreto ai rapporti che intercorrono tra Stati». In questo caso, «il governo maltese e il governo libico».

E dalla Libia arrivano gli “avvertimenti” a Roma. Una milizia affiliata al governo di Tripoli ha preso d’assalto la raffineria di Melitah, chiudendo il gasdotto a cui attinge l’Italia. I siti estrattivi sono sorvegliati dalle cosiddette “polizie petrolifere”, controllate dai clan più potenti. L’incursione non avrebbe incontrato resistenza. Secondo fonti sul posto consultate da Avvenire, si tratterebbe di una «prima ritorsione contro l’Italia». Il giorno prima il nostro governo aveva rinnovato l’intesa con Atene sul Mediterraneo. La Grecia da mesi combatte una battaglia diplomatica con la Turchia. Ankara ha dichiarato unilateralmente una zona economica esclusiva che dalle coste dell’Anatolia si spinge fino alla Libia passando per l’isola contesa di Cipro. Perciò c'è chi vede dietro alle mosse antitaliane dei miliziani filogovernativi un regalo ad Erdogan.

Nei giorni scorsi era stata fatta circolare ad arte la notizia secondo cui dalla Libia circa 20mila migranti sarebbero pronti a partire verso l’Europa. Si tratterebbe, se fosse vero, del numero più basso di sempre. In passato anche gli 007 italiani avevano parlato di centinaia di migliaia pronti a salpare, stima ora ridimensionata «per eccesso» a 20mila.

Abbastanza per creare fibrillazione nel governo. «Andrà come sempre», ripete un osservatore internazionale a Tripoli. «In questi anni - dice - anche i cammelli hanno imparato a parlare con gli italiani la lingua degli euro».

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