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Coronavirus

Tra gennaio e aprile in Lombardia morte 24mila persone più del previsto

Solo 14mila decessi sono correlati al Covid: gli altri o sono morti per non aver avuto accesso alle cure o per Covid non diagnosticato

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Tra gennaio e aprile, in Lombardia sono morte circa 24mila in più del previsto, ma solo 14mila decessi sono risultati correlati al Covid-19. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto dall'University College London e pubblicato sulla rivista Plos One. Lo studio ha esaminato il numero dei decessi in ognuna delle 7.251 aree in Italia durante i primi 4 mesi dell'anno ed è stato confrontato con le previsioni basate sui dati del 2016-2019. Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che la Lombardia ha avuto il maggior numero di morti in eccesso di qualsiasi altra regione in Italia.
 
 
Dopo il confronto con i dati ufficiali sui decessi confermati per Covid-19, i ricercatori hanno stimato che ci fossero ancora 10.197 decessi in più di quanto previsto sulla base delle tendenze passate, ovvero il 43 per cento di tutti i decessi in eccesso. Secondo i ricercatori, questo potrebbe essere attribuibile a un accesso ritardato o ridotto all'assistenza sanitaria per altri problemi di salute, mentre alcuni dei decessi potrebbero riguardare persone con Covid-19 le cui morti non sono state registrate come tali, forse perché non sono state testate per il virus. "Il calcolo delle morti in eccesso è importante perché ci dice quante più persone sono morte in un dato periodo di quanto avremmo potuto prevedere", dice Gianluca Baio, ricercatore dell'University College London e autore dello studio. "Questo fornisce un quadro completo della tragedia, andando oltre le morti per Covid-19 confermate e includendo i decessi che sono stati un risultato indiretto della pandemia. Queste sono le morti che, con una migliore pianificazione sanitaria, avrebbero potuto essere potenzialmente evitate", aggiunge.
 
 "Il nostro studio non è in grado di spiegare perché in Lombardia si sia verificato un picco così elevato di morti apparenti non correlate a Covid-19", precisa Marta Blangiardo dell'Imperial College di Londra e altra autrice dello studio. "Tuttavia, la pandemia ha avuto un effetto schiacciante sui sistemi sanitari della regione, quindi l'accesso ridotto o ritardato all'assistenza sanitaria può essere un fattore", aggiunge. Lo studio ha rilevato forti differenze geografiche nella mortalità.
 
L'Italia centrale e meridionale è apparsa in gran parte inalterata dalla pandemia tra gennaio e aprile: non sarebbero state registrati più morti di quanto previsto dal modello, molto probabilmente come conseguenza del lockdown imposto dal governo italiano dall'inizio di marzo. Nel frattempo, Verona ha registrato tassi appena superiori a quelli previsti durante il picco della pandemia. Questo nonostante si trovi a circa 30 chilometri da Brescia, duramente colpita, che ha registrato l'80 per cento di morti in piu' del previsto. Allo stesso modo, Pesaro nelle Marche ha registrato l'84 per cento di morti in più del previsto, mentre nelle aree circostanti non è stato registrato un numero di morti superiore al previsto. "Queste grandi differenze nella mortalità - dice Baio - sollevano interrogativi sulla gestione della pandemia da parte delle autorità. La provincia del Veneto, dove si trova Verona, ha avuto un tasso di mortalità molto piu' basso rispetto alla vicina Brescia. Un fattore trainante per questo potrebbe essere stato la tempestività del Veneto e il suo programma completo di test di massa". I ricercatori affermano che il loro modello potrebbe essere utilizzato per la sorveglianza della mortalità quasi in tempo reale, per monitorare continuamente le tendenze locali e rilevare rapidamente un aumento dei casi di Covid-19, vedendo dove i tassi di mortalita' si discostano dal range previsto.